23/08/2012
Acqua, consumi e perdite.
Nuove idee per una gestione sostenibile
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Alcune soluzioni di Legambiente:
passare dalla “gestione della domanda” alla “pianificazione dell’offerta”
e ripensare la pianificazione del sistema idrico.
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L’Abruzzo � una regione tra le pi� ricche d’acqua, ma ancora oggi non riesce a risolvere il problema della disponibilit� della risorsa idrica, soprattutto nei mesi pi� caldi dell’anno.
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La politica delle acque non pu� essere solo un elenco di opere (acquedotti, fognature, depuratori, argini). Legambiente ha da sempre sostenuto che la gestione dell’acqua come bene comune deve essere visto a 360 gradi, senza tralasciare anche gli altri usi e utilizzatori della risorsa idrica: da quello industriale al settore agricolo, alla tutela del suolo, all’irrazionale� sviluppo urbanistico.
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Secondo i dati Istat le maggiori dispersioni in Italia sono Puglia, Sardegna, Molise e Abruzzo. Per garantire l’erogazione di 100 litri di acqua, ne occorrono circa 80 in pi�.
Ecco il quadro dei consumi idrici per abitante e di dispersione in rete, nei capoluoghi di provincia abruzzesi:
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L’Aquila������� consumo 147 l/ab giorno�� dispersione nella rete 50%
Chieti ���������� consumo 205 l/ab giorno � dispersione nella rete 41%
Pescara �������� consumo 185 l/ab giorno � dispersione nella rete 55%
Teramo �������� consumo 156 l/ab giorno � dispersione nella rete 29%
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In un periodo storico in cui i cambiamenti climatici sono una realt�, in cui sono aumentate le temperature medie, per combattere il rischio siccit� diventa prioritario intensificare gli eventi estremi, ponendo nuovi ed urgenti problemi di salvaguardia del territorio, modificare i regimi pluviometrici a cui gli agricoltori erano ormai abituati. Per ottenere questo risultato � fondamentale da una parte attivare politiche di mitigazione delle cause dei cambiamenti climatici e dall’altra adattarsi agli effetti. L’Abruzzo si trova ora, alla fine dell’estate, in un momento decisivo per quanto riguarda la sfida della gestione della risorsa idrica e della sua tutela.
�Anche nel considerare il tema dell’acqua come bene comune – spiega Luzio Nelli, della segreteria di Legambiente – Si deve passare dalla “gestione della domanda” alla “pianificazione dell’offerta”: occorre superare l’approccio per cui prima si sommano le richieste idriche (agricole, industriali, civili) e poi si cerca disperatamente di soddisfarle: occorre invece partire dalla disponibilit� idrica, bacino per bacino, per poi pianificare conseguentemente le attivit�.
La riduzione dei prelievi va promossa in tutti modi, compreso il riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura, ma anche nei cicli industriali. �Occorre poi procedere – continua Luzio Nelli – ad un ripensamento pi� generale della pianificazione, che comprenda anche quella territoriale e urbanistica, per incidere ad esempio sul problema dell’artificializzazione e impermeabilizzazione dei suoli che fa confluire gran parte delle acque meteoriche in fognatura diluendo gli scarichi e sovraccaricando inutilmente i depuratori. In questa direzione occorre che la qualificazione del sistema idrico entri a pieno titolo nella ristrutturazione delle nostre citt�, a cominciare dai regolamenti edilizi, rendendo obbligatorio, per tutte le nuove costruzioni, la separazione tra le acque nere, che vanno in fognatura, e acque bianche e grigie da riciclare per usi domestici e civili non potabili. (dall’uso civile/domestico e industriale possono restituire fino al 90-95% dell’acqua usata).
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Le scadenze dettate dalla direttiva quadro europea 2000/60 che impone a tutti i Paesi membri di mettere in campo politiche di risparmio e tutela della risorsa idrica sono ormai imminenti: siamo infatti obbligati a garantire un livello di qualit� buono per i corpi idrici e le acque sotterranee entro il 2015. Un obiettivo raggiunto oggi solo per il 50%.