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09/09/2013

Inserito da Antonio | 0 commenti
Vertenza ACS srl di Atessa. Istituzioni e Sindacati dicono NO alla chiusura dell�azienda.

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simply in 090913

Vertenza ACS srl di Atessa. Istituzioni e Sindacati dicono NO alla chiusura dell’azienda.

provincia chieti 090913Nel corso dell’incontro convocato dal Presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio, l’Amministratore delegato dell’azienda della Val di Sangro l’ing. Alex Wawra ha confermato la decisione dei vertici di cessare le attivit� produttive nel sito di Atessa per ragioni legate, in via prevalente, al ridotto numero di commesse che ha determinato perdite di bilancio importanti e di convergere la produzione alla sede di Cassino.

La notizia non � stata accolta con favore dai presenti, il Presidente della Provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, il Sindaco di Atessa Nicola Cicchitti,� i rappresentanti sindacali FIOM - CGIL e UILM-UIL e dalle RSU.

"All’appello lanciato dai sindacati ho risposto dando la mia assoluta disponibilit� per fare fronte comune insieme al Sindaco di Atessa Nicola Cicchitti e alle maestranze dell’ACS, 23 unit� in buon parte donne. Come Provincia abbiamo avviato lo scorso luglio la procedura di mobilit� nei confronti di tutti i lavoratori ma la vicenda l’abbiamo seguita sin dall’inizio, mettendo in campo nel 2011 l’accordo per i contratti di solidariet� in previsione della ripresa del sito produttivo che evidentemente non c’ � stata – afferma Enrico Di Giuseppantonio a margine dell’incontro – La situazione che si sta creando in Val di Sangro non l’accettiamo a cuor leggero, rischiamo che l’area destinata a diventare Polo dell’Automotive del Paese venga pian piano spogliata del suo tessuto produttivo ed economico”.

“Oltre ad invitare i proprietari dell’Azienda a rivedere, insieme ai Sindacati, la chiusura definitiva del sito di Atessa, ho proposto di rivolgermi, attraverso una lettera, all’Amministratore delegato Sevel Sergio Marchionne affinch� si favoriscano quelle aziende che mantengono opifici in sede o quelle che si vogliono insediare nella nostra area industriale. Bisogna che la Sevel dia valore all’indotto che lo ha sempre servito e che gli ha consentito di avere prodotti di qualit� senza i costi aggiuntivi dei trasporti, una produzione che chiameremmo oggi a km zero, ma che ha permesso alla Val di Sangro di svilupparsi a certi livelli e alla Sevel di reggere all’urto della crisi”.

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