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10/11/2017

Inserito da Antonio Calabrese | 0 commenti
'LA SEVEL deve consolidare l'occupazione locale per programmare al meglio le sfide future': la UILM sollecita l'azienda dopo il rinnovo dell'accordo tra FCA e PSA

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gla impianti 101117

COMUNICATO STAMPA UILM-UIL Abruzzo

sevel 101117Pescara, 10 novembre 2017. Investire sullo stabilimento Sevel. E’ questo, per la Uilm-Uil Abruzzo, l’imperativo da perseguire nei prossimi anni su cui, per�, Fca (Fiat-Chrysler), Psa (Peugeot-Citroen) e le istituzioni devono essere chiamate a riflettere fin da subito. Scongiurata l’ipotesi del divorzio tra i due colossi dell’automotive che nel 1980 hanno dato vita alla storica e fruttuosa joint-venture in Sevel (Societ� Europea Veicoli Leggeri), � ora di pensare seriamente al futuro. L’alleanza italo-francese, dopo la conferma di Fca nelle scorse settimane di non voler effettuare l’opzione call per acquistare il 50% delle quote di Psa in Sevel, pu� quindi proseguire a vele spiegate fino al 2027. Ma per Nicola Manzi, coordinatore della Uilm-Uil Abruzzo, � ora di iniziare a programmare tempestivamente il futuro dello stabilimento Sevel di Atessa (Ch) in vista dei prossimi dieci anni.

“Stiamo fronteggiando una congiuntura storica ed economica importante – interviene Manzi – sia dal punto di vista locale che da quello globale. Localmente ci troviamo di fronte ad uno stabilimento che ha sfornato il suo primo Ducato il 23 ottobre del 1981. Siamo arrivati alla sesta generazione del modello di veicolo commerciale pi� venduto in Europa e finora, a parte l’investimento di 700milioni di euro per il restyling del furgone nel 2014, sullo stabilimento non sono stati fatti altri cambiamenti importanti. Eppure la Sevel ha bisogno di una decisa operazione di manutenzione, sia ordinaria che straordinaria. Come si pu� affrontare la realizzazione del nuovo Ducato, prevista per il biennio 2019/2020, con una fabbrica che � quasi al limite della sua capacit� produttiva? C’� bisogno di investire in tecnologie (quindi macchinari, sistemi operativi etc), nuovi capitali, come ad esempio finanziamenti da parte della Comunit� Europea, innovazione, risorse umane. Dal punto di vista globale ci troviamo invece di fronte ad una sfida. Nei prossimi dieci anni cambier� tutto nel settore automotive per quanto riguarda i consumi e la sostenibilit� ambientale dei veicoli. Il diesel andr� a scomparire per far spazio a modelli di veicoli pi� leggeri, dinamici e motori a basso consumo, dalle prestazioni sempre pi� efficaci, ma con costi energetici pi� bassi. Anche Fca e Psa si troveranno a mettere in conto di dover produrre sempre pi� motori ibridi o elettrici. Sappiamo che Fca da tempo sta studiando come rendere compatibile il prodotto con le richieste del mercato europeo, ecco perch�, anche dal punto di vista strutturale, lo stabilimento deve farsi trovare pronto”.

Storicamente le istituzioni vengono coinvolte soprattutto al capezzale delle fabbriche in crisi, ma bisogna necessariamente invertire questa tendenza, ovvero cercare di valorizzare le aziende forti e stabili sul territorio, offrendo tutte le opportunit� a disposizione affinch� queste aziende continuino a garantire sviluppo, crescita occupazionale e a valorizzare l’economia del territorio. Programmare oggi significa affrontare il domani con pi� consapevolezza e con le armi necessarie per rispondere a competitor sempre pi� agguerriti e ad un mercato globale che non far� sconti a nessuno.

Reinvestire su impianti e macchinari di uno stabilimento di 36 anni e che negli ultimi anni ha conquistato record su record (nel 2014, 2015 e 2016 i veicoli prodotti sono stati rispettivamente 230mila, 260.800 e 290.009 e per il 2017 si parla gi� di un altro record) vuol dire inoltre anche alleggerire i carichi di lavoro dei dipendenti, che sono la vera linfa di questa realt� industriale che � tra le principali aziende dell’export abruzzese e che copre da sola una buona fetta del Pil regionale. Sono proprio i dipendenti inoltre a lamentare, ormai da tempo, disagi e ritmi di lavoro troppo intensi in alcune officine. Ancora, maltempo, acquazzoni, black-out elettrici sempre pi� frequenti hanno messo negli ultimi anni a dura prova la tenuta della fabbrica, con conseguenze negative per i lavoratori e le loro famiglie, chiamati a recuperare le giornate lavorative perse, in un gi� fitto calendario di straordinari programmati mese per mese. Investire su nuove macchine dunque significa anche questo: utilizzare meno gli straordinari e sovraccaricare meno la forza lavoro.

Ad oggi Sevel impiega circa 6mila dipendenti, con oltre 400 lavoratori somministrati e 250 trasfertisti. L’indotto di primo livello riguarda oltre 12.500 addetti. “Ogni mattina – prosegue il coordinatore generale della Uilm –quando si accendono le linee di montaggio in Sevel si d� lavoro a circa 20mila dipendenti”. Una riflessione � dunque d’obbligo anche per quanto riguarda il lavoro indiretto di Sevel. “Abbiamo un indotto Sevel che per il 15% risiede in Abruzzo – considera Manzi – e sappiamo anche che, nel raggio di circa 250 chilometri, sono concentrate le maggiori realt� produttive di Fca: Magneti Marelli, Termoli, stabilimento di Pratola Serra ad Avellino, Pomigliano, Melfi e Cassino. La partita dell’indotto si gioca tutta in questo raggio d’azione. Visto che Sevel ha storicamente un indotto del 15%, perch� non spingere allora Fca ad investire di pi� in Abruzzo? Si tratterebbe di conquistare quel famoso km zero della sub-fornitura che costituirebbe una svolta per il territorio. Rafforzare l’indotto e investire su di esso vuol dire da un lato assicurare pi� occupazione e dall’altro garantire maggiore certezza a questo stabilimento che ha dato e continua a dare tanto per l’Abruzzo”.

“Chiediamo a Sevel – conclude Manzi – di cominciare a consolidare l’occupazione locale e di pensare fin da oggi al futuro, viste le sfide a cui si trover� davanti nei prossimi anni. Al territorio e alle istituzioni locali tutte chiediamo infine un serio e definitivo scatto in avanti. In Abruzzo non esiste una politica di sviluppo industriale, troppe cose si danno per scontate e ancora troppe opere incompiute pesano sulla presenza nel territorio di aziende importanti come Sevel. Abbiamo fin troppi esempi, l’ultimo, recente, della Honeywell, di scelte di delocalizzazione. Rendere un territorio davvero competitivo significa offrire un tessuto industriale di primo livello, con servizi e infrastrutture che rispondono alle esigenze delle aziende e dei lavoratori che operano in esse. Non facciamoci trovare impreparati o pagheremo a caro prezzo l’eterno attendismo della politica e questa volta il risultato sar� devastante”.

LA UILM ABRUZZO

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