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12/04/2018

Inserito da Antonio Calabrese | 0 commenti
Atessa, torna l'incubo CIAF: appello alla mobilitazione di Legambiente

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Legambiente, a partire dal 2000, epoca di presentazione del progetto di variante dell’impianto CiafAmbiente, con i� circoli Legambiente di Atessa e Paglieta, si impegn� per fermare questo insediamento che riteneva pericoloso e di grande impatto ambientale per la Val di Sangro.Dopo molti anni il capitolo che si credeva chiuso, si riapre con una richiesta, da parte di una nuova societ�,� �che� �vuole� �rilevare� �l‘impianto.� �Si� �torna,� �quindi,� �alla� �mobilitazione� �e� �Legambiente,� �altre associazioni,� cittadini� e� �Comune� di� Atessa� �si� organizzano� per� scongiurare� definitivamente questo pericolo.�“All’epoca dei fatti” - dichiara Luzio Nelli di Legambiente Abruzzo - “contrastammo subito il tentativo di far passare come una semplice variante gestionale la richiesta per il trattamento dei rifiuti pericolosi con l’acquisizione di nuovi codici. Questa nostra avversione all'iter autorizzativo, fu tradotta su uno specifico dossier di Legambiente, con osservazioni scientifiche puntuali che evidenziavano i limiti strutturali dell’impianto non adeguato per il trattamento dei rifiuti di cui si faceva richiesta. Il dossier fu consegnato agli organi competenti, quali Comune di Atessa, Regione Abruzzo e Commissione VIA.”“Due erano i punti su cui l’associazione sollev� dubbi - continua Nelli - confermati� successivamente dagli eventi: il primo riguardante la gran mole di rifiuti, circa 210.000 tonnellate di rifiuti l’anno, da trattare senza un’adeguata tecnologia e il secondo riferito all’ubicazione dell’impianto in un’area passata da zona industriale a zona artigianale-commerciale cio� area urbanizzata e, quindi, non adatta per le emissioni altamente inquinanti e la probabilit� di rientro nella direttiva Seveso.”Gli avvenimenti successivi confermarono le ragioni di Legambiente e dell'allora comitato Costambiente. L’inchiesta “Mare Chiaro” nel 2006 che coinvolse la Ciaf, port� alla luce un giro illegale di rifiuti altamente� �tossici� �e� �dimostr� �l’attendibilit� �di� �quanto� �denunciato� �da� �Legambiente� �riguardo all’inadeguatezza dell’impianto rispetto alla quantit� e alla tipologia di rifiuti trattati. Infine, ci fu anche il “Parere� interlocutorio� negativo”, n. 113 del� 30.09.2008, della commissione tecnica� �di verifica dell’impatto ambientale VIA/VAS, organo tecnico del Ministero dell’Ambiente, che bocciava la CiafAmbiente� �per� �l’ampliamento� �della� �tipologia� �dei� �rifiuti� �pericolosi� �e� �non� �pericolosi,� �in� �quanto incompatibile con l’ambiente della Val di Sangro.“Per coerenza con quanto dichiarato e fatto negli anni dalla nostra associazione -� dichiara Rebecca Virt�, segretario del Circolo Legambiente di Atessa� - ci opponiamo alla riattivazione della Ciaf. Ieri come oggi questo impianto, come altri a forte impatto ambientale, � incompatibile con la nostra idea di sviluppo della Val di Sangro. La nostra proposta � quella di un ecodistretto industriale, uno strumento di gestione del territorio che tenga insieme qualit� dell’acqua, suolo e aria; un distretto� rifiuti free, con aziende che utilizzano energie rinnovabili, attraverso l’autoproduzione e la generazione distribuita. La Val di Sangro deve diventare un pilastro della green economy attraverso la decarbonizzazione e la smaterializzazione delle attivit� produttive.”

L’area dell’impianto Ciaf nel 2003

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L'area oggi

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